Le Nazioni Unite nel 1985 ha indetto la “Giornata Mondiale del Volontariato” e quest’anno si celebra il 5 dicembre. L’anno che sta per concludersi è stato senza alcun dubbio uno dei più complicati per chiunque. Il Coronavirus ci ha costretti a ripensare alle nostre priorità.Ma nell’ultimo periodo in tantissimi hanno deciso di dare una mano anche ai meno fortunati. Per raccontare al meglio questa giornata, abbiamo deciso di andare a trovare la Mensa della Basilica di Santa Lucia a Mare di Napoli.
La Chiesa che ospita la mensa è così chiamata perché un tempo, prima dell’espansione a mare del Borgo di Santa Lucia, la struttura originaria sorgeva sulla riva della spiaggia. La storia vuole che sia stata fondata addirittura da una nipote dell’imperatore Costantino. Come è facile immaginare, la Chiesa è da sempre un punto di riferimento sia per il quartiere di Santa Lucia ma per tutto il Terzo Decanato in generale.
Ogni giorno, grazie all’aiuto dei volontari, Padre Giuseppe Carmelo, che da 17 anni è il parroco della Basilica, riesce a garantire un pasto caldo a circa 100 persone al giorno e a dare supporto a oltre 300 famiglie della zona che, a causa dell’emergenza Covid-19, si sono trovate ancora piangendo in difficoltà. Lo abbiamo intervistato per comprendere meglio il suo lavoro.
La Basilica come ha affrontato l’emergenza Coronavirus e quanto l’aiuto dei volontari ha inciso nell’aiuto che siete riusciti a fornire a chi si trovava in un momento di difficoltà?
“Noi abbiamo avuto la fase iniziale del Covid che ci ha un po’ sorpresi, per noi è stata un catastrofe sociale. Siamo dovuti intervenire non solo con i generi alimentari. Abbiamo dovuto far fronte a luce, gas o anche agli affitti di casa. In quel periodo, nella fase acuta di marzo e aprile, abbiamo avuto tanta solidarietà da associazioni ed enti. Abbiamo aiutato più di 300 famiglie che si trovavano in estrema difficoltà. Se non fosse stato per il CAIR che ci ha sostenuto tantissimo e all’aiuto delle tante persone ci saremmo trovati in estrema difficoltà“.
“Adesso assistiamo 250 famiglie ogni quindici giorni e quotidianamente diamo una mano a tanti senza fissa dimora. Tra questi, ci sono anche alcune persone della parrocchia che da un mese stanno venendo a prendere il cibo quotidiano. Il lavoro di rete è molto importante ed io sono sempre ed io lo cerco molto. Come Decano del Terzo Decanato di Napoli, io ho cercato di mettere insieme anche le altre Parrocchie così da poterci dare una mano l’un l’altro”.
Come riuscite a dare una mano a così tante persone e ad essere così presenti sul territorio?
“Noi ci siamo sforzati, come comunità parrocchiale di essere sempre presenti in ogni aspetto della vita delle persone ed in ogni fascia sociale, soprattutto tra i più poveri e disagiati. Il nostro obiettivo è quello di dare un’assistenza continua a chi ha più bisogno. L’aiuto però non dev’essere solo materiale ma anche spirituale e di incoraggiamento”.
“Il fatto stesso che ci rendiamo disponibili ad aiutare e recuperare le persone che ci vengono affidate dai servizi sociali e gli stessi ragazzi che sosteniamo e togliamo dalla strada ci rende orgogliosi di essere presenti nella vita della comunità”.