A distanza di pochi giorni a Natale, lo spirito di solidarietà dev’essere più forte che mai, e per questo migliaia e migliaia di volontari continuano quotidianamente ad aiutare chi ne ha più bisogno, anche in questo periodo di festa. Abbiamo raggiunto telefonicamente e intervistato Pina e Caterina, volontarie della Mensa del Buon Consiglio a Torre del Greco, per fare alcune domande sulla loro attività di volontariato, in occasione di questa giornata fondamentale:
Puoi raccontarci la tua esperienza di volontario?
Pina:
“La mia esperienza inizia nel 2016 insieme a mio marito. Avevamo da tempo il desiderio di poter essere utili anche agli altri, soprattutto a persone che non conoscevamo. C’era modo di poterlo fare qui al Santuario del Buon Consiglio e abbiamo pensato di inoltrarci in questa grande famiglia di volontari della mensa. Inizia così il nostro percorso, con questi turni fatti di pomeriggio insieme ad altri volontari, a volte anche da soli, durante i giorni di festa”.
Caterina:
“Io ho cominciato la mia esperienza di volontariato appena sono andata in pensione.
Sono entrata alla Mensa del Buon Consiglio un po’ timorosa non perché sia un compito materialmente difficile, ma perché psicologicamente si tratta di affrontare realtà a volte un po’ dure, un po’ diverse da quelle che vivo io.
Invece poi mi sono ritrovata nel gruppo dei volontari, tra persone che condividevano questo principio di solidarietà, e questo mi è piaciuto molto. Poi anche con gli ospiti ho notato che ogni volta che l’incontravo ero appagata dal fatto che queste persone sorridevano e ringraziavano. Sapere che qualcuno, durante la sua giornata magari difficilissima, aveva avuto un momento di serenità, un piatto caldo a tavola e la possibilità di stare con gli altri, per me significa serenità”.
Cosa significa per te essere un volontario?
Pina:
“Io credo che il volontario in generale sia una persona che dà una parte del suo tempo o si presta a fare un po’ di cose. Ma essere volontario vuol dire essere qualcuno che dà di più, quel di più per me significa esserci, esserci sempre, con i propri limiti, le proprie potenzialità, con le proprie debolezze, anche con le proprie sicurezze. Perché si può comunque sempre aiutare, in un modo o nell’altro si può essere di sostegno, di accompagnamento, di vicinanza all’altra persona. Esserci per l’altro: questo è il volontario”.
Caterina:
“Significa mettere in atto quel desiderio di solidarietà di cui parlavo prima. Questo principio di solidarietà va a coincidere poi anche col messaggio cristiano ‘ama il prossimo tuo come te stesso’: avere un’attenzione per chi ha bisogno. In fondo noi abbiamo a che fare solo con persone bisognose, chi più chi meno. Magari alcuni hanno bisogno anche soltanto di un sorriso o di essere accolti bene. E quindi essere volontario per me significa fare qualcosa per chi è meno fortunato di me”.
Che impatto ha avuto il volontariato sulla tua vita?
Pina:
“Allargare gli orizzonti e dare più tempo a persone che uno nemmeno conosce è stata una cosa molto forte. È un’attività intensa nel senso che prende tanto, mio marito solitamente usa dire che è come una scatola di cioccolatini: è così bella e così gustosa che una cosa tira l’altra.
La nostra mensa è quella che dà un pasto caldo, però non è solo quello perché dall’altra parte ci sono persone che non hanno solo bisogno di questo, quindi tu vedi che c’è questo tipo di necessità e si instaurano delle relazioni. Si va poi ben oltre il semplice chiacchierare oppure ascoltare l’altra persona. Prende, prende tanto”.
Caterina:
“Devo dire che io l’ho cambiata per adattarla al volontariato, nel senso che ho cercato di organizzare i miei tempi perché comunque ho parecchi impegni. Non ho più il lavoro però ho dei nipotini con i quali sono impegnata perché i genitori lavorano entrambi e quindi sono stata io a modificare i miei tempi in modo da poter essere sempre presente. Poi devo dire che c’è anche un senso di appagamento e di soddisfazione, che non è presunzione, ma quando penso che ci sono delle persone che hanno beneficiato del mio aiuto mi fa piacere”.