Alla fine si è concluso anche il 2020. L’anno appena passato è destinato ad entrare nella storia e al di là di tutto resterà indelebile il suo ricordo nelle vite di tutti noi. I mesi appena trascorsi, hanno sottolineato ancora una volta quanto sia fondamentale ripensare al nostro mondo. La speranza è che il nuovo anno porti una ventata di speranza e la giusta energia per i periodi non semplici che ci apprestiamo ad affrontare.
Abbiamo tanto sperato che il 2021 fosse l’anno della ripartenza e anche l’inizio del rush finale per l’Agenda 2030, con gli ultimi 10 anni. Ma quanto di buono fatto fino a oggi abbiamo consolidato?
Nel 2015, 193 paesi hanno concordato 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile in un grande programma d’azione per un totale di 169 traguardi da raggiungere. Molti obiettivi dell’Agenda sono collegati tra loro e vanno collegati in una visione d’insieme. Con il nostro blog, più volte abbiamo parlato dei goal e dei target per lo sviluppo, oggi però vogliamo analizzare da vicino due obiettivi dell’Agenda, arrivati ormai ad 1/3 del percorso e cosa bisognerà fare tutti insieme nei prossimi dieci anni.
L’Agenda 2030 si pone come obiettivo sradicare la fame e tutte le forme di malnutrizione ovunque nel mondo. Circa il 70% delle persone denutrite dipende, in modo diretto o indiretto, dall’agricoltura per la propria sopravvivenza: sono infatti proprio i piccoli agricoltori paradossalmente a correre il rischio di denutrizione.
Il primo target dell’Agenda è già stato raggiunto lo scorso anno. L’obiettivo era quello di mantenere la diversità genetica delle sementi, delle piante coltivate, degli animali da allevamento e domestici e delle specie selvatiche affini, anche attraverso banche di semi e piante diversificate e opportunamente gestite a livello nazionale, regionale e internazionale. Il prossimo sarà nel 2025, contro l’arresto della crescita e il deperimento nei bambini sotto i 5 anni di età.
Entro il 2030 l’Agenda, come target da raggiungere, si pone lo scopo principale di raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di cibo su piccola scala, in particolare le donne, i popoli indigeni, le famiglie di agricoltori, i pastori e i pescatori, anche attraverso un accesso sicuro ed equo a terreni, altre risorse e input produttivi, conoscenze, servizi finanziari, mercati e opportunità per valore aggiunto e occupazioni non agricole.
836 milioni di persone in tutto il mondo vivono in povertà assoluta guadagnando meno di 1,25 dollari al giorno. Nel 2012 la disoccupazione mondiale ha riguardato 202 milioni di persone, la maggior parte giovani. In Europa il tasso di Neet, ovvero giovani dai 15 ai 29 anni che non studiano né lavorano, ha raggiunto il 22,2%.
Il goal 8 ha in programma l’instaurazione di un’economia duratura e inclusiva che permetta a tutti di avere un lavoro dignitoso.
Un’importante passo avanti per il conseguimento di quest’obiettivo in Italia è stato fatto il 18 ottobre del 2016 con l’approvazione, da parte della Camera dei Deputati, del ddl sul caporalato. Il contrasto al caporalato, inteso come reclutamento e sfruttamento illegale di manodopera, è diventata così una legge, attraverso modifiche sulle disposizioni penali e un rafforzamento del Fondo anti-tratta.
L’Agenda 2030 ha in programma di aumentare considerevolmente l’occupazione soprattutto dei giovani; portare ad almeno il 7% l’aumento del PIL annuo dei paesi in via di sviluppo; promuovere politiche orientate allo sviluppo che supportino la creazione di nuovi posti di lavoro dignitosi; eliminare il lavoro forzato, la schiavitù e il lavoro minorile; promuovere ambienti di lavoro sano e sicuro (in congiunzione con il goal 6) e implementare il Patto Globale per l’Occupazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Tutto questo evitando che la crescita economica comporti una degradazione ambientale.
Le città sono simboli di progresso e produttività, ma allo stesso tempo l’urbanizzazione comporta la degradazione dell’ambiente naturale circostante. L’obiettivo 11 dell’Agenda 2030 riguarda proprio il creare condizioni di vita sostenibili nelle città, riducendo inquinamento e povertà.
Un primo step fondamentale per questo goal si è verificato nel 2020 in Giordania: Sessanta donne sono state assunte in una struttura di raccolta e smaltimento finanziata dal governo del Canada e realizzata dall’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo). Un risultato trasversale che ha automaticamente permesso di ottenere riscontri anche per quanto riguarda il goal 5 sul lavoro femminile.
Tuttavia, per questo goal c’è ancora tanta strada da fare: l’obiettivo principale è senza dubbio quello di aumentare l’urbanizzazione inclusiva riducendone l’impatto ambientale, promuovendo politiche di adattamento ai cambiamenti climatici e sostenendo la costruzione di edifici nei paesi meno sviluppati.
Ad oggi le risorse consumate dalla popolazione mondiale sono più di quelle che gli ecosistemi sono in grado di fornire. Affinché lo sviluppo sociale ed economico possa avvenire in un quadro di sostenibilità, la nostra società dovrà modificare in modo radicale il proprio modo di produrre e consumare beni. L’obiettivo 12 promuove l’attuazione del programma decennale dell’ONU per un modello di consumo e di produzione sostenibile.
Il primo step per far sì che tutto ciò avvenga è stato completato nel 2020 con la gestione eco-compatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti durante il loro intero ciclo di vita, in conformità ai quadri internazionali concordati, e ridurre sensibilmente il loro rilascio in aria, acqua e suolo per minimizzare il loro impatto negativo sulla salute umana e sull’ambiente.
Per il 2030 invece bisogna raggiungere la gestione sostenibile e l’utilizzo efficiente delle risorse naturali, dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo.
Per far sì che ciò avvenga, l’Organizzazione Internazionale si è impegnata a supportare i Paesi in via di sviluppo nel potenziamento delle loro capacità scientifiche e tecnologiche, per raggiungere modelli di consumo e produzione più sostenibili.
Il cambiamento climatico è un altro tema fondamentale e soprattutto attuale. Dal 1880 ad oggi la temperatura globale è infatti aumentata di circa 0,85°C; le emissioni di anidride carbonica sono aumentate del 40% dal 2000; e lo scioglimento dei ghiacciai sta comportando l’aumento del livello del mare.
Il primo step che si è cercato di raggiungere è rappresentato dalla riduzione di emissioni di CO2, che già dal 2013 è stata dello 0,74%: troppo poco, ma con picchi ovviamente molto più alti durante il periodo di lockdown nel 2020.
Nel 2019 il Parlamento Europeo ha dichiarato l’emergenza climatica e ambientale e la Commissione ha presentato il piano per finanziare il Green Deal, ovvero l’iniziativa europea di raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Entro il 2030 occorrerà aumentare sempre di più la capacità di adattamento dei Paesi ai cambiamenti climatici in corso; integrare nelle politiche nazionali misure di contrasto a tali cambiamenti, congiuntamente a un perfezionamento delle strategie di sensibilizzazione e istruzione sul tema.
Infine, il quindicesimo goal dell’Agenda 2030 riguarda la protezione e il ripristino degli ecosistemi terrestri, con l’obiettivo di sfruttare in modo sostenibile le foreste, bloccare desertificazione e degrado del territorio oltre a proteggere la biodiversità. Si stima che in 15 anni, tra il 2000 e il 2015, a causa delle deforestazioni siano stati persi 58 milioni di ettari di foreste, che rappresentano la dimora dell’80% delle creature viventi.
Finora sono stati conseguiti un paio di step per rimediare a tutto ciò: 144 Paesi hanno ratificato il Trattato internazionale sulle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura, e 96 Paesi hanno ratificato il Protocollo di Nagoya, che regola l’accesso alle risorse genetiche (piante, animali) e la condivisione equa dei vantaggi derivanti dal loro utilizzo.
Alcune azioni intraprese per raggiungere il goal 15 mirano al conseguimento congiunto di step di altri obiettivi: ad esempio, la protezione di un ecosistema permette il miglioramento delle condizioni socio-economiche delle popolazioni che vi abitano.
Entro il 2030 occorrerà aumentare i finanziamenti da tutti i Paesi per migliorare la difesa degli ecosistemi e della biodiversità con un occhio di riguardo ai paesi in via di sviluppo e la loro progressione della gestione sostenibile delle foreste. In programma, per quanto riguarda questo goal, c’è anche combattere il bracconaggio e il traffico di specie protette.
Abbiamo dunque visto obiettivi raggiunti e altri da raggiungere per il conseguimento dell’Agenda 2030.
Con l’aiuto combinato dei Governi e di piccole azioni quotidiane dei singoli individui, ciò che verrà fatto nei prossimi anni sarà indubbiamente cruciale per il futuro della Terra.